Futuri (im)perfetti è un progetto realizzato a Torino da Fondazione Brodolini - in partnership con ItaliaCamp, Forcoop, Stranaidea, Vides Main e San Donato Scs, e con il contributo della Compagnia di San Paolo (nell’ambito del Bando Civica): l’obiettivo è creare una community a Open Incet in cui giovani under 30 possano immaginare e iniziare a costruire un futuro da protagonisti
Prende il via Futuri (im)perfetti - progetto ideato da Patrizia Saroglia e Alberto Robiati per Fondazione Brodolini, con ItaliaCamp, Forcoop, San Donato Scs, Stranaidea e Vides Main, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo - con l’obiettivo di aiutare giovani che non hanno voce a immaginare e costruire un futuro da protagonisti, attraverso la costituzione di un’associazione che si configuri come “piattaforma” in grado di dare voce e rappresentanza a quell’insieme di corpi sociali e gruppi marginali che hanno smarrito la capacità di aspirare a futuri possibili desiderabili.
Da luglio a settembre verranno coinvolti giovani under 30 “senza voce”: rifugiati, giovani in dispersione scolastica, immigrati di seconda generazione, disoccupati. Sarà attivato anche un percorso sperimentale dedicato a ragazzi 15-18enni. Inoltre al percorso parteciperanno anche altre categorie di giovani – es. studenti, lavoratori, imprenditori, artisti, ricercatori.
Si parte dal 2 ottobre, e per i mesi successivi, con l’esperimento fortemente innovativo di ricerca-intervento dei “laboratori di futuro”, basati su metodi e tecniche derivati dagli studi di futuro e previsione sociale – in collaborazione con il prof. Filippo Barbera, dell’Università di Torino –, che consentiranno di conoscere tendenze e megatrends dei prossimi anni e di esplorare scenari futuri alternativi, ipotizzando anche eventi e fenomeni impensabili e inaspettati (“cigni neri” come la pandemia covid-19). Vari linguaggi e diverse le forme espressive utilizzate nei workshop: teatro, narrazione, videomaking, arte.
L’intento è nutrire la capacità di aspirare a futuri comuni dove i bisogni individuali si intrecciano a più ampie dimensioni collettive, elaborando un “manifesto per il futuro” e, attraverso un percorso formativo dedicato basato sul Learning Commynity Canvas, dando vita a una comunità di pratica di futuri (im)perfetti. Si tratta di un processo di capacity building su competenze di management culturale.
Esito del progetto è la costituzione di un’associazione culturale presso Open Incet fondata ad hoc direttamente dai partecipanti, grazie al tutoring degli esperti dei diversi enti partner.
L’esperimento mira a generare un luogo di contaminazione e inclusione, dove i ragazzi che vi partecipano non si sentano ghettizzati, ma possano avere occasione di scambio con coetanei “innovatori” nel contesto di Open Incet di Torino, che sarà sede di tutte le attività.
Perché questo progetto?
Perché il crescente e diffuso disagio per il presente a cui si unisce la frustrazione e l’incapacità di investire nel proprio futuro sono elementi caratteristici di una società debole e frammentata, alimentata da mancanza di aspirazioni, diseguaglianze e immobilità sociale, senso di impotenza, attraversata da rancore e timore dell’altro.
Ma il futuro è di tutti e deve tornare a essere un tratto fondamentale delle società democratiche: è necessaria una “educazione al futuro” (o, meglio, ai “futuri possibili”). È necessario creare una comunità che si aggreghi su problemi sociali come il disagio sul futuro, la dicotomia vincente-perdente, la necessità di dare una voce a una democrazia spesso assente per immaginare un futuro pubblico e privato di cui tutti possano essere protagonisti.
Per maggiori informazioni: http://openincet.it/futuri-imperfetti/