Cooperativa Animazione Valdocco

Anche quest’anno i ragazzi ospiti presso il Gruppo Appartamento MSNA di Nichelino parteciperanno al Progetto RETE!, un’iniziativa rivolta ai ragazzi accolti nei Progetti SPRAR/SIPROIMI (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) presenti in tutto il territorio nazionale, per promuovere e favorire l’interazione tra pari e i processi di inclusione sociale ed interculturale tramite il calcio, promossa dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Lo scorso sabato, 20 Aprile, si è tenuto il primo incontro conoscitivo presso il campo sportivo di Savonera tra tutti i partecipanti MSNA del Piemonte.
In questa occasione i ragazzi hanno avuto modo di conoscersi e sfidarsi sul campo.
Dal prossimo mese inizieranno a ritrovarsi una volta a settimana per gli allenamenti in vista del torneo.
Il Gruppo Appartamento MSNA di Nichelino pogr.1504, gestito dalla Cooperativa Animazione Valdocco, collabora con il Progetto RETE! da due anni. Quest’anno, rispetto agli anni passati, la partecipazione è massima e vede coinvolti tutti i minori/neomaggiorenni ospiti della struttura.
L’anno passato ha dato la possibilità ai ragazzi coinvolti nel progetto, di vivere un’esperienza diversa e arricchente, trascorrendo un weekend a Cesanatico.
I giorni prima della partenza le educatrici hanno mostrato a Prince, Amidou e Salman, i tre partecipanti al Progetto RETE!, dove si trova Cesenatico e il viaggio che avrebbero percorso per arrivarci.
Appena arrivati la felicità negli occhi di Amidou "parlano tutti Mandinka qui".
È tutto una novità per loro: la tessera della camera d’Hotel per aprire la porta e accendere la luce, il self service, il pullman privato.
"Qui è veramente troppo bellissimo" continua a ripetere Prince, ragazzo solitamente taciturno, tra una foto e l'altra dentro Italia in miniatura. Il suo sorriso vale più di mille parole. Invece a Salman, che solitamente fa molta fatica a svegliarsi la mattina, la voglia di giocare a calcio l'ha portato a svegliarsi tutte le mattine alle 7.
"C'è qualche ragazzo che parla Hausa?" Salman è arrivato da poco in Italia e tra i tanti partecipanti al torneo ha sperato di trovare qualche ragazzo nigeriano con cui parlare. Il sogno di Salman è quello di diventare un calciatore e in questi tre giorni si è potuto sperimentare sul campo. Tanti ragazzi provenienti da stati diversi, da comunità diverse di regioni diverse, accomunati da tante preoccupazioni ma anche da tanti sogni e tanta speranza per il futuro.
Ed è bello vedere che sul campo da calcio, le preoccupazioni possano stopparsi per un attimo, ciò che importa in quel momento è giocare la partita e mettercela tutta, in campo come nella vita!
"Cosa mi porto a casa da questa esperienza?" Si domanda Agnese, educatrice che ha accompagnato i ragazzi -"Tanta, tantissima umanità! ho avuto la fortuna di conoscere gli organizzatori della FIGC del Piemonte che ringrazio molto per la possibilità che danno ai ragazzi e a noi accompagnatori, di poter vivere quest'esperienza e per i valori che trasmettono."
"Quando potremo ritornare qui?" - Chiede invece Prince durante il viaggio di ritorno. Dalle parole, ma soprattutto dai sorrisi dei ragazzi, si comprende che Progetto RETE! è riuscito a fare goal nei loro cuori!

L’Equipe educativa Gruppo Appartamento SAI msna Nichelino prog.1504
Agnese Garau, Martina Campisi e la Responsabile Monia Othmani

Da imparare a gonfiare le ruote di una bici, a saperne riparare i freni, fino a veder nascere una vera e propria ciclofficina. È la storia di Lorenzo, Oleg e Francesco, cuori pulsanti della ciclofficina sociale Monsù Ciclet di Torino. Ragazzi con fragilità che a partire da un percorso formativo hanno dato vita, ognuno con le sue specificità, ad un laboratorio di restauro e riparazione di bici, in grado di diventare in poco tempo un punto di riferimento per gli appassionati del quartiere.

Un' isola orgogliosa, sfacciata, solare, purtroppo rinchiusa tra le oppressioni di persone disoneste e malavitose

"Il ricordo fa il passato, la memoria fa il futuro."
 a Brancaccio, dove Padre Pino Puglisi venne assassinato.

Da questa frase, sentita da una delle testimonianze ascoltate, sono rimasta colpita su come ci sia stata spiegata la differenza tra il ricordo e la memoria. Differenza che noi molte volte diamo per scontata.
La memoria, è ciò che ci aiuta a non dimenticare quello che è successo in passato, per affrontare il presente e reagire in futuro.
Il ricordo è qualcosa che svanisce.
Bisogna avere memoria per le stragi mafiose e la lotta contro la mafia, bisogna avere memoria per continuare la resistenza a questo male che sempre di più assume controllo e rimane ad occhi esterni nascosto.

Il 1 dicembre ricorre la Giornata Mondiale di lotta contro l’AIDS: mentre alcuni ironicamente la definiscono “Festa dell’AIDS”, sottolineando una scarsa utilità di questa celebrazione, la giornata rilancia annualmente una sensibilizzazione che quotidianamente viene svolta nei servizi.

Insieme ai discorsi sull’evoluzione dell’epidemia (che in Italia contagia almeno 11 persone al giorno) e sulla poca attenzione che ad oggi i giovani le dedicano (25-29 anni la fascia più colpita nell’ultimo biennio), è importante soffermarsi su cosa significhi vivere con l’HIV da anni, alla luce del fatto che l’AIDS non è, nella considerazione e nei vissuti, una malattia come altre.

La tesi di laurea della dott.ssa Enrica Catalano, realizzata anche presso il servizio Casa Verde di Volvera ci fornisce alcuni spunti interessanti.

L’AIDS non è una malattia come le altre, dicevamo. Se qualcuno che incontri ti dice di avere il diabete o l’influenza o l’epatite non è come sentirsi dire sono sieropositivo, ho l’AIDS.

Il processo della sua costruzione sociale può spiegare in parte la questione.

I gravi avvenimenti accaduti in Umbria tra agosto e ottobre 2016, e nei mesi seguenti, hanno coinvolto non solo le persone di quei territori, ma toccato e sollecitato al recupero di un sentimento di solidarietà una nazione intera, che ha reagito mettendo in atto varie forme di pratiche di aiuto e di sostegno.

Abbiamo sentito notizie che parlavano di agricoltori in grave difficoltà, di anziani che hanno perduto tutto, di giovani che non sapevano dove poter portare avanti i loro progetti di vita e i loro studi. Tutti, in un qualche modo, direttamente o meno, sono stati colpiti o coinvolti da questo tragico avvenimento.